La sartoria della bici. Verso l’origine della marca

La marca è il territorio dove si crea valore. Raccontiamo storie di marca perché vogliamo cercare, trovare e mettere in rilievo tutti i gesti, i dettagli e i comportamenti che troppo spesso rimangono nascosti. La nostra specialità è immergerci nelle marche alla ricerca di particolari preziosi, di nuove prospettive, di parole non dette – da elevare e mettere in risalto come meritano.

L'inizio del viaggio

«Da dove cominciamo?», ce lo chiede Enrico. Vuole sapere se ci va bene cominciare la visita dal magazzino. È da lì che parte il giro che fa fare ai clienti che arrivano da tutto il mondo alla ricerca della loro bici. «Li faccio partire dalla fine, così vedono subito i telai esposti finiti, già verniciati». Li vuole colpire subito.

A me e Davide, che siamo qui per la prima volta a vedere coi nostri occhi come lavora l'azienda, sembra un'ottima idea. Questo giro che fanno fare ai clienti l'hanno chiamato Sarto Experience. È da lì che parte tutto. È da lì che comincia il loro viaggio e che comincerà anche il nostro, alla scoperta della marca Sarto.

Flashback

C'è chi parte da un foglio bianco o da una tela. Qui tutto inizia dai fogli di carbonio. E se volessi vedere la tua bici all'inizio del processo produttivo, è questo che vedresti: fogli di carbonio. Ed è proprio questo che consente ai clienti di Sarto di avere una bici a loro immagine e somiglianza; bici che formano un tutt'uno con il loro corpo, che sono la perfetta continuazione di ogni loro gesto.

Sarto è una realtà artigianale d'eccellenza nel panorama italiano e mondiale. Produce bici da corsa in carbonio. A mano. Enrico Sarto guida l'azienda con la moglie Chiara. Assieme a loro, una quindicina di collaboratori costruiscono a mano queste super bici.

La prima volta che lo abbiamo incontrato, Enrico ci ha raccontato com’è cominciata. La tradizione di Sarto inizia con Antonio, il papà di Enrico, che nel 1960 fonda con i fratelli la Cicli Mariella. Nel momento di massima espansione, negli anni '70, arrivano a produrre circa duecento biciclette al giorno.
Nel 1983 Antonio si mette in proprio fondando la Sarto Antonio e si specializza nella costruzione di telai da corsa per i grandi marchi del settore.

Enrico è cresciuto vivendo le aziende del padre e apprendendo direttamente da lui l'arte del telaista. Un’arte che pratica con quell’estrema naturalezza che si acquisisce solo imparandone e ripetendone i gesti fin da bambini.
Ora ha preso in mano l'eredità trasmessagli dando forma alla marca Sarto come è oggi, una realtà gioiello dell'artigianato veneto. Negli anni, visto il successo riscosso dai suoi telai, Enrico ha deciso di puntare alla costruzione di telai e biciclette a marchio Sarto e di abbandonare la produzione per altri brand.

Antonio e Enrico Sarto

Una fortunata coincidenza il nome di Sarto. O forse un segno del destino. Il processo di produzione delle bici è sartoriale nel vero senso della parola e consente un livello di personalizzazione delle bici fuori dal comune. Un vero sogno per i ciclisti alla ricerca di una bici che calzi come un guanto. Gestire in completa autonomia l'intero processo produttivo, consente al team di dare forma a telai unici altamente performanti, dalle linee e dal design inconfondibili.

Partiamo dalla fine. Bici uniche, in ogni parte del mondo

Appena entriamo Enrico ci fa notare diverse scatole bianche: «Ogni scatola è una bici ordinata». Appiccicata sopra, c’è una striscia di nastro di carta con scritta la destinazione della bici: Canada, Taiwan, Emirati Arabi, Stati Uniti, Malesia. All’interno sono raccolti i pezzi della bici che vengono prodotti via via. Ogni scatola è legata a una persona, alle sue richieste particolari. Ogni scatola è una storia. Un sogno in via di realizzazione.

Sarto produce in completa autonomia, dall'inizio alla fine, i telai delle bici: la parte principale che ne determina in gran parte la prestazione (il telaio potrebbe essere definito come il corpo della bici). Li vediamo appesi a una specie di rastrelliera. Già verniciati. Nei modi più diversi. Alcuni hanno grafiche più semplici altri più complesse. Colori sgargianti si alternano a colori più sobri o alle vernici trasparenti che lasciano il carbonio a vista. Qualcuno ha voluto incidere il proprio motto o delle immagini particolari, evidentemente di valore simbolico. Ogni grafica riflette la personalità del committente. Il livello di personalizzazione garantito è pressoché totale anche nell'estetica: «A volte, alcuni clienti ci richiedono grafiche che hanno visto su altre nostre bici, magari sui social», precisa Enrico, «ma noi non possiamo esaudire queste richieste. Dobbiamo fare delle modifiche, perché garantiamo l'unicità delle bici personalizzate».

Verso l'origine

Stiamo risalendo il processo di produzione. È un bel viaggio. Una metafora della ricerca dell'originalità della marca. Della ricerca del suo valore unico, creato da ogni gesto che porta alla realizzazione dei prodotti. Alla fine, tutto sembra più semplice. Ma indagando a ritroso i gesti e i processi, guardando le persone al lavoro, ascoltandole, osservando la graduale finitura dei pezzi si riesce a rintracciare e comprendere tutto il valore che viene prodotto in questi luoghi.

E così, dopo i telai finiti e colorati, vediamo quelli che aspettano di essere verniciati. Mostrano le trame e il colore delle fibre di carbonio. Sono affascinanti nella loro cruda levigatezza.
Ogni tappa a ritroso, è come togliere un velo. I telai senza vernice sono ancora più affascinanti. È come se mostrassero, nella loro nudità, l’alto livello di performance per cui sono stati progettati.

Telai e tubi allo stato brado

Ci addentriamo nella zona in cui si assemblano i tubi per arrivare al telaio. C'è una specie di libreria piena di tubi grezzi di diverse forme. Poco rifiniti, non patinati, sembrano più reali; si capisce da dove vengono, come sono stati fatti, se ne percepisce l'origine materica. Sono tutti slabbrati alle estremità. Ho voglia di prenderne uno, di toccarlo. Enrico ne rigira uno tra le mani come se nulla fosse, senza paura di fare danni (io sto attento a come mi muovo, invece. Mi sento attorniato da cose preziose.) Per lui tutto questo è normale. Ne parla con sicurezza. È visibilmente a suo agio. È a casa sua.

Davide è più audace, prende uno dei tubi da uno scomparto ma è troppo leggero. Involontariamente alza braccio e tubo in alto più del dovuto, con un gesto quasi goffo. La leggerezza lo ha colto di sorpresa; ci ha messo troppa forza per alzare quel tubo. Ci guardiamo e ci mettiamo a ridere. Per lo stupore e l'emozione di toccare con mano le parti di quelle che saranno bici da sogno (e da migliaia di euro), pezzi di telaio allo stato brado. Anche Enrico, dietro la mascherina anti-Covid, sembra soddisfatto. «Senti che leggeri. Sono finissimi, sembra plastica» mi fa Davide. Sembrano avere lo spessore di un guscio d'uovo.

Sarto telaio tube by tube

Poco più in là, un ragazzo è al lavoro su una serie di tubi montati su una dima, il supporto che serve a congiungere i vari pezzi del telaio secondo la geometria studiata da Enrico. Sta facendo la “sgolatura”. Cioè sta limando con una fresa le varie giunture tra le parti perché combacino alla perfezione. Ancora qualche gesto e tra poco questi tubi diventeranno un telaio.

Dai fogli alla bici in carbonio

Ci avviciniamo al forno da dove stanno uscendo alcuni piccoli stampi. Enrico ci spiega una delle grandi particolarità dell’azienda Sarto, una delle caratteristiche che la rendono unica: «I nostri telai non sono monoscocca, come sono spesso quelli che fanno in Asia. Per fare telai veramente su misura abbiamo deciso di assemblarli tubo per tubo.» Un po’ come si faceva con i telai delle bici in acciaio e poi in alluminio. Producendo i tubi e poi saldandoli. Una volta si facevano solo così. Ed Enrico è cresciuto vedendoli costruire in quel modo. Respira da sempre l’aria del telaista. Fin da bambino quando viveva l’atmosfera dell’azienda del papà. E ora quella tecnica la padroneggia a pieno. Dopo aver costruito telai prima in acciaio e poi, per tutti gli anni ’90, in alluminio.

Ma con il carbonio le cose sono un po’ cambiate. Mica si possono saldare con la fiamma, i tubi in carbonio. Si sono dovuti inventare il modo: una saldatura detta “a fasciatura”. 

Prima però producono i tubi. Sono una delle poche aziende in grado di farlo. La maggior parte dei marchi che costruiscono telai in carbonio ricorrono a terzisti. Per tanti anni loro stessi hanno fatto tubi per altri. Adesso però hanno deciso di lavorare solo per il proprio marchio.

Nel nostro percorso all’indietro, stiamo andando sempre più verso l’origine del processo produttivo, verso la pura materia. Fogli di carbonio. E stiamo anche scoprendo sempre più l’origine di questa marca, ciò che la rende unica e autentica. Osserviamo ammaliati tutti quei gesti che creano il valore della marca Sarto.

Sarto Lampo Plus

I due stampi che abbiamo visto uscire dal forno vengono portati nella stanza a temperatura costante (deve rimanere sempre a 20°C) dove lavorano il carbonio per creare i tubi e fasciare i telai. Enrico ci spiega che questi stampi sono stati in forno a scaldarsi, per accogliere e tenere morbido il tessuto di fibra di carbonio.

Due ragazze sono all'opera nella stanza. Si alternano a fare tubi e fasciature. Enrico ci sottolinea come ci vogliano dita sottili e molta manualità per fare questa lavorazione: «Meglio che la facciano le donne.» Vederle al lavoro rivela nel modo più lampante cosa voglia dire “fare a mano”. Sagomare materia grezza per creare qualcosa che non esisteva. Dare forma alla materia. Plasmare. Creare.

Qui Enrico continua il suo racconto. Io e Davide lo ascoltiamo interessati mentre osserviamo affascinati i gesti esperti che danno forma ai tubi e applicano strati supplementari di carbonio in modo accorto, per irrobustire alcune punti e contrastare le diverse torsioni a cui sarà sottoposto il telaio. Per questo fine usano fasce di fibre monodirezionali: «A livello strutturale sono molto utili perché lavorano in un senso solo. In base a come le metti ti irrigidiscono il pezzo.» Vengono applicate con angolazioni diverse rispetto al tipo di trazione che devono contrastare.

Si rivela la grande esperienza come telaista di Enrico, che sa bene dove applicare le fasce e con quali angolazioni per ottenere maggior rigidità o maggior comfort, in base alle performance desiderate. Sembra logico e naturale. Invece è semplicemente sorprendente assistere alle operazioni manuali che si celano sotto la superficie: «Qui le posizioniamo a 45 gradi. In quest’altro punto lavora più una trazione verticale e quindi dobbiamo mettere più fibre per il lungo…», continua Enrico mentre ci mostra con i gesti come le diverse forze incideranno sul telaio, in base alle sollecitazioni della strada e alle azioni del ciclista. «In questo altro pezzo invece ne vanno messe poche, perché qui vogliamo comfort.» Tutte cose che sa Enrico ma che, come ci fa capire, nel settore dei telai sanno in pochi. «Ecco come nascono i pezzi per fare i telai. È molto lungo il percorso. C'è tanto valore in quello che facciamo, non è che si schiaccia un bottone ed esce il tubo. Tutta manualità. E non lo puoi semplificare, per fare telai su misura questo è l'unico modo.»

Showroom Sarto. Storia e bellezza

Usciamo dalla zona di produzione e saliamo nello showroom. Passiamo di fronte alla grande foto che ritrae Enrico e suo papà Antonio. Un metro da sarto li collega, appoggiandosi alle loro spalle. In alto c’è scritto “L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave”.

Saliamo le scale e prima di entrare nella sala, vediamo una vecchia bici da corsa in acciaio costruita dal papà di Enrico negli anni ’70. Enrico ci racconta la sua storia. L’ha trovata un po’ per caso e non se l’è fatta sfuggire. «Questa è una bici che abbiamo comprato da uno dei clienti storici di mio padre. Ci ha chiamati dicendoci che ce l’aveva in garage.» Prima di buttarla voleva sapere se gli interessava, gliela avrebbe venduta per poco. «Io me la sono portata a casa perché ha ancora i tubolari originali», ci dice contento. È un vero e proprio pezzo della storia di Sarto. Enrico conosce bene il valore della sua tradizione.

In una marca si nascondono e incrociano tante storie. Le storie delle persone che hanno dato vita alla marca e che oggi continuano a tenerla viva, con il loro lavoro, ogni giorno. Sono il tesoro dentro il forziere.

Nello showroom vediamo diverse bici della collezione Sarto in esposizione. Sono bellissime, alcune hanno vinto dei premi. È qui che approdano, alla fine della Sarto Experience, i clienti. È qui che diventano protagonisti: discutono della veste grafica della loro bici personalizzata e salgono in sella alla test bike per definire la geometria della loro bici.

Sarto Seta Plus

Molta attenzione viene prestata alla parte estetica. L’estrema cura e personalizzazione di ogni tubo deve emergere in superficie. Non c’è dettaglio che non venga preso in considerazione nella produzione di queste bici.

Anche nell’estetica, il livello di personalizzazione che Sarto offre ai suoi cliente è altissimo. E la grafica personalizzata non viene mai ripetuta per altri. Sarto garantisce unicità.
Dietro una porticina c’è una piccola stanza con la test bike. Qui il cliente sale e comincia a pedalare mentre Enrico fa tutte le misurazioni che servono per studiare la geometria perfetta. Rileva ad esempio il dislivello e la distanza tra sella e manubrio. La bici deve conformarsi al ciclista, alle sue misure, alla sua altezza, alla sua pedalata, al suo senso di comfort. «Qui partiamo dalla persona, dalla posizione che ha sulla bici e arriviamo al telaio. Non è il tuo corpo che si deve adattare alla bici ma la bici che si deve adattare al tuo corpo.» Perfetta sintesi della filosofia di Sarto. Che crea bici sartoriali, fatte a mano, su misura, personalizzando ogni minimo dettaglio sia tecnico sia estetico.

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