Reverse. In direzione ostinata e contraria

La marca è il territorio dove si crea valore. Raccontiamo storie di marca perché vogliamo cercare, trovare e mettere in rilievo tutti i gesti, i dettagli e i comportamenti che troppo spesso rimangono nascosti. La nostra specialità è immergerci nelle marche alla ricerca di particolari preziosi, di nuove prospettive, di parole non dette – da elevare e mettere in risalto come meritano.

 

Esprimere l’identità di una marca è un'attività che ci appassiona. Per questo siamo sempre alla ricerca di imprese che mettono i valori al proprio centro, con cui collaborare o da cui prendere ispirazione. Senza valori, non c’è identità.

Ci piace scovare i pilastri che sostengono una marca e portarli alla luce, perché risplendano come in quelle architetture essenziali dove la struttura, anziché essere mascherata dietro facciate inautentiche e pretenziose, esce allo scoperto e diventa il fattore estetico-identitario per eccellenza.

A volte la ricerca è più facile, perché le nervature che sostengono la marca sono forti e ben visibili. Così, quando abbiamo conosciuto Reverse, non abbiamo avuto dubbi di trovarci di fronte a una marca che mette i valori non solo al centro ma davanti a tutto.

Per farlo bisogna avere coraggio e la testa dura. Perché significa andare in direzione ostinata e contraria, come canta De André. E il nome di questo studio di interior design di Verona lo dice chiaramente.

Arredo wine shop Cantina Tinazzi

Arredo wine shop Cantina Tinazzi.

 

Architettura etica

Reverse crea, progetta e produce allestimenti in modo responsabile e sostenibile, intrecciando estetica ed etica in modo inestricabile: “Reverse è la passione per il bello, progettato e realizzato responsabilmente”, questa la sintesi del manifesto d’impresa dello studio.

Difficile andare controcorrente senza credere davvero di potercela fare e l’entusiasmo necessario a spingersi oltre gli ostacoli. E Federica Collato, co-fondatrice e socia di Reverse, ce lo ha fatto capire fin dalle sue prime parole: «È un anno bizzarro dove a fronte di tanto lavoro in programma, poi compaiono delle meteore con dei progetti meravigliosi

Progetti a cui è difficile dire di no: «Il primo di aprile [2022, ndr] ci ha contattato Music Innovation Hub, e ci ha proposto di seguire la produzione degli arredi, sostenibili e in ottica di riutilizzo, per il Green Village che avrebbe accompagnato Elisa durante il tour in tutta Italia

Back to the Future tour di Elisa e Green Village

Back to the Future tour di Elisa e Green Village, allestito da Reverse

 

Il tour è partito proprio dall’Arena di Verona. Elisa ha voluto che a seguirla in giro per l’Italia ci fosse una “cittadella della sostenibilità” attraverso cui divulgare pratiche di rispetto e consapevolezza ambientale, sociale e culturale.

«Noi abbiamo creato tutti gli arredi, dalle sedute al palco, ai piccoli tavoli-orto per fare laboratori formativi per i bambini. E la cosa più interessante è che questo Green Village ha viaggiato per tutta Italia: doveva essere montato, smontato e riutilizzato, quindi pensato anche in ottica smart a livello logistico

 

Valore diffuso

Quello con Elisa è un progetto nato sulla base di una visione condivisa. Per Federica Collato, Nicola Gastaldo e Michele Pistaffa, gli altri due soci fondatori di Reverse, non potrebbe essere altrimenti.

Per Reverse il valore non è questione di possesso, ma di diffusione. «Siamo nati con l’idea di mettere in piedi un’impresa che avesse a cuore impatti ambientali e sociali; all’inizio l’impatto sociale lo pensavamo più a livello culturale, volevamo divulgare tutto ciò che è cultura della sostenibilità, rispetto degli ambienti e delle persone, responsabilità delle scelte e delle conseguenze.»

«Siamo nati come impresa sociale nel 2013, la prima impresa sociale di Verona. Non avevamo la fissa di diventare imprenditori, ma eravamo consapevoli che se avessimo realizzato qualcosa lo avremmo fatto secondo le nostre regole e valori

«Da subito abbiamo cercato di diffondere il concetto di artigianato responsabile e sostenibile. Lo facevamo anche attraverso dei workshop in collaborazione con il comune di Verona: la mattina si progettava una lampada e il pomeriggio la si realizzava con legno di scarto o cartone.»

«Per prima cosa volevamo trasmettere che progettare un oggetto non è così semplice: capirne i dettagli, scegliere i materiali, le finiture. E poi farlo. Bisogna essere allenati a fare

«Questi workshop sono diventati anche uno strumento di inclusione sociale. Abbiamo cominciato a lavorare con Caritas, per i senzatetto, e con i rifugiati del Cir Onlus, il Consiglio Italiano per i Rifugiati. Con tutti sviluppavamo progetti ad hoc. C’era una bella partecipazione.»

Esperienze fondamentali per Reverse, che attraverso queste attività sviluppa una propensione verso il laboratorio diffuso e il valore di riscatto sociale del lavoro. I primi passi di un percorso che ha portato all’apertura di un laboratorio produttivo nel carcere di Verona. «Per due anni abbiamo fatto in carcere brevi workshop di pochi mesi. Poi però abbiamo scelto di rimanere. Abbiamo incontrato ragazzi molto motivati.»

Falegnameria carcere Montorio

Ingresso del laboratorio presso la Casa Circondariale di Montorio a Verona.

 

Arcipelago Reverse

La qualità del prodotto è sempre al centro di ogni progetto. La differenza sta in come raggiungere l’obiettivo: «Puntiamo sul prodotto e sul progetto. Non vogliamo spingere l’acquisto sul “fatto in carcere”. Noi partiamo dal design, il prodotto vince.» Questa la radice di un’integrazione reale ed effettiva tra realtà imprenditoriale e etica sociale, altrimenti si trasforma in beneficenza, e non è così.

In Reverse, i temi dell'utilità, dell'economia circolare, della tracciabilità del legno utilizzato, si sposano a un pensiero progettuale complesso ed evolutivo e con la fiducia nel tessuto imprenditoriale veneto. Reverse mette al centro i valori e li traduce in concreto: il 95% dei loro fornitori sono a KM0 e utilizza legno di recupero. «Per lavorazioni specifiche, come per i metalli o la verniciatura, collaboriamo con una rete artigiana nel territorio. Reverse è un arcipelago.»

Ma è l'aspetto umano a sorprendere più di tutto. Reverse gestisce una rete di laboratori con cui realizza in modo artigianale i propri progetti, uno dei quali fa parte del laboratorio di economia carceraria della Casa Circondariale di Montorio, a Verona.

È il laboratorio Reverse IN, in cui lavorano dipendenti assunti a tutti gli effetti e stipendiati da Reverse. Un'azione di inclusione e formazione di una concretezza disarmante.

Oggi Reverse ha due laboratori in cui lavora il legno: «un coworking artigiano sotto la nostra gestione, all’interno del quale abbiamo la nostra falegnameria principale.» L’altro ormai stabile nel carcere di Verona, dove oggi sono assunte e stipendiate tre persone.

Allestimento Maternatura

Allestimento per Maternatura.

 

Riscatto sociale

«Il mondo delle fondazioni ha compreso il nostro progetto, lo ha abbracciato e lo sostiene. Non potrebbe essere altrimenti perché ci sono situazioni che non dipendono da noi, come ad esempio il turn over dei collaboratori a causa ad esempio di trasferimenti in altre carceri, oppure tirocinanti che guadagnano i domiciliari.»

«Gestione disciplinare detentiva e gestione del lavoro confliggono, il lavoro è visto come privilegio: significa che è una possibilità concessa per buona condotta, ma magari poi questa possibilità viene loro revocata per azioni che fanno in altri contesti; non è un ambiente qualsiasi, ha delle proprie regole, dei vincoli stringenti, ecco perché il sostegno delle fondazioni è essenziale

«Qualche anno fa abbiamo raddoppiato il nostro spazio costruendo un capannone in un cortile interno. Oggi contiamo tre assunti, due dei quali a tempo indeterminato; i detenuti sono stipendiati, e hanno lo stesso contratto, senza nessuna differenza, che hanno le persone fuori, e non sono più a carico dello stato perché si sostengono nella diaria. Tolta la diaria, ai detenuti arriva nel conto bancario il delta che resta, il che vuol dire che una volta che esce la persona ha un gruzzolo dal quale partire.»

«Noi facciamo parte di Fondazione Esodo, una rete di realtà che lavorano all’interno del carcere di Verona, dentro o fuori, detenuti o ex detenuti, per il reinserimento in società. L’obiettivo della fondazione è nutrire queste persone a livello di competenze e cultura: oltre a vivere diversamente il periodo del carcere hanno degli strumenti una volta usciti da cui ripartire e costruire il loro futuro

Canarin, la sede di Reverse

Il "Canarin", la sede di Reverse.

 

L’efficacia è indiscutibile: «La recidiva, che è il rischio di rientrare in carcere una volta commesso un reato, che in genere è molto alta, circa il 75 per cento, crolla al 15 se questa persona ha fatto attività lavorative o culturali in carcere, quindi questa cosa è decisiva. Gli diamo degli strumenti e delle competenze spendibili una volta fuori; alcuni dei detenuti che hanno lavorato per noi sono stati assunti nel settore del legno.»

Ad emergere è anche la fondamentale importanza che hanno le competenze “soft”: «il fatto di riuscire a lavorare in gruppo, con una persona che non ti sta simpatica ma con la quale devi collaborare per raggiungere l’obiettivo, essere puntuale, sembrano banalità ma sono dei tasselli che mancano del tutto e se tu sei un ex detenuto uscito dal carcere e trovi un lavoro, poi magari lo perdi per delle sciocchezze, e forse eri potenzialmente anche bravo… ma manca l’allenamento al lavoro. Integrazione, al di là della competenza tecnica, significa tornare a relazionarsi con le altre persone

Liquid Diamond è lo studio di marketing e il laboratorio di comunicazione d'impresa di Padova.

Abbiamo accumulato 20 anni di esperienza a fianco delle imprese produttive del Nord-Est

L’identità di marca e la strategia di marketing sono le nostre specializzazioni.


Possiamo aiutarti a dare forma ai tuoi progetti di sviluppo, chiama in ufficio 049 884 3085 o fissa un incontro per conoscerci, sarà il primo passo per costruire assieme il tuo futuro.

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