Fili di seta e magia

A cura di Nina M. in Storie di Marca

La marca è il territorio dove si crea valore. Raccontiamo storie di marca perché vogliamo cercare, trovare e mettere in rilievo tutti i gesti, i dettagli e i comportamenti che troppo spesso rimangono nascosti. La nostra specialità è immergerci nelle marche alla ricerca di particolari preziosi, di nuove prospettive, di parole non dette – da elevare e mettere in risalto come meritano.

 

Siamo cresciuti nella terraferma, eppure il nostro passo è inscindibilmente legato a Venezia. Venezia, il posto dove frenesia e malinconia si intrecciano come le rime di una poesia dipinta su una laguna sempre, inspiegabilmente, più bella.

Sotto la luce fredda e chiara di un mattino di Febbraio ci siamo ritrovati fuori dalla stazione dei treni colmi di un entusiasmo vero. Dall’altra parte del canale, a guardarci imponente, la chiesa di San Simeon Piccolo con il suo inconfondibile cupolone verde.

Nessuno sa cosa significhi “passo veneziano” finché non vive il significato di quest’espressione sui suoi passi, sulla sua pelle. Prima di accorgertene, ti ritrovi a camminare in una dimensione fatta di magia, dove i tuoi passi inseguono altri passi, mentre il tuo sguardo è rapito dalla bellezza di un'architettura magnificente e senza tempo.

Avvolti dall’entusiasmo di quello che avremo visto di lì a poco, fermi davanti alla stazione dei treni abbiamo iniziato a camminare frettolosamente e schiacciando i gradini dei ponti come i tasti di un pianoforte, siamo arrivati alla tessitura Bevilacqua sulle note di un’acqua calma e lucente.

Nella Tessitura Luigi Bevilacqua sembra che il tempo si sia fermato. La soglia della porta d’ingresso è il confine valicabile tra il tempo passato e quello presente. Che privilegio. Vivere adesso e riuscire a toccare la Venezia che fu, il tempo che fu. Osservare con lo sguardo tessuti e colori. Immergersi dentro mura che per anni, decenni e poi secoli, hanno visto il talento prendere vita e forma. Materia, storia ma anche spirito: la Tessitura Bevilacqua è un amalgama di questo e di più.

Tessitura Luigi Bevilacqua

Tra passato e presente

L’insegna “Luigi Bevilacqua” affissa sui mattoni rossi a vista delinea l’ingresso in una marca che ha dell’incredibile.

Questa non è la storia di una tessitura. Questa è la storia di una famiglia. Il racconto di un’antica tradizione che affonda le sue radici nella città di Venezia e che oggi adorna i palazzi reali e le case più raffinate al mondo.

Fondata nel 1875 da Luigi Bevilacqua, la tessitura non è da sempre stata come e dove la conosciamo oggi. Fu all'interno di un palazzo in Fondamenta San Lorenzo a Venezia che Luigi Bevilacqua, assieme al suo socio Giovanni Battista Gianoglio, aprì una nuova manifattura tessile. Il loro ingresso nel palazzo contribuì alla salvezza di una tradizione altrimenti destinata all’oblio, poiché nel 1806, un decreto del Codice Napoleonico aveva fatto chiudere tutte le corporazioni artigiane a Venezia. L’artigianato e la tradizione dei tessuti erano in forte pericolo. I due soci, infatti, recuperarono i telai appartenuti alla Scuola della Seta, gli stessi ancora in uso oggi.

Fino ai primi anni del Novecento, la clientela della tessitura era esclusivamente italiana. La sua fama era tanta, soprattutto negli ambienti ecclesiastici e tra gli esponenti delle famiglie più abbienti. Sono i fratelli Bevilacqua, sulle orme del padre Luigi, a far conoscere la tessitura in tutto il mondo: prima l’Europa e poi l’America, l’inizio di un’instancabile evoluzione.

Ma la storia parte da molto più lontano. Se tutti noi ci chiediamo chi siano i nostri antenati, la famiglia Bevilacqua i suoi li conosce bene. Nel dipinto “San Marco trascinato nella sinagoga” di Giovanni Mansueti, il nome di “Giacomo Bevilacqua, il tessitore” comprare tra quelli degli altri committenti. Era il 1499.

La bellezza dei tessuti

Mentre Alberto Bevilacqua, nipote di Cesare Bevilacqua ci racconta la storia della Tessitura e il suo percorso lungo gli anni e i secoli, il nostro sguardo è rapito dai 18 telai disposti in fila lungo la stanza di legno. Tutte macchine del Settecento: immutabili ma dal ritmo indefesso. In uso da centinaia d’anni, instancabili rallentatrici del tempo.

Sopra i telai si intrecciano miriadi di fili di seta impegnati in acrobazie complesse. Ogni filo di seta, in quel caos ordinato sembra custodire uno scopo preciso. Non potrebbe essere altrimenti, ma per quanto matematico ci sembra comunque incredibile.

Alla vista delle tessitrici e dei loro gesti sicuri, intuiamo che sono donne che conoscono molti segreti. Sembra complicato e lo è. Ci vogliono più di quattro anni per imparare a lavorare su tutti i telai. Mentre camminiamo per la stanza, le osserviamo nella loro religiosa concentrazione. Ci sorridono. Chissà se si ricordano la prima volta che sono entrate qui dentro.

“Per produrre un velluto bisogna partire dal disegno del motivo che si vuole realizzare.” Mentre saliamo al piano di sopra Alberto ci racconta che nell’archivio storico della Tessitura Bevilacqua sono conservati circa 3500 disegni tecnici. Sono loro a contenere tutte le informazioni necessarie a perforare le schede per la macchina Jacquard. Dal mosaico romano all'Art Déco, i tessuti possono essere riprodotti fedelmente oppure personalizzati a seconda della fantasia del singolo committente.

La stanza in cui Alberto ci invita a entrare è inondata dalla luce blanda del mattino. Vediamo per la prima volta i tessuti, i colori, il risultato tangibile dei gesti e della cura osservati al piano di sotto. Quando oltrepassiamo la soglia della porta riusciamo a vedere i raggi del sole che cadono timidamente sui velluti, ricoprendoli di una elegante lucentezza.

Damaschi, lampassi, rasi, broccatelli, velluti: tutti realizzati a mano nello stesso modo di sempre. Mentre Alberto ci spiega i diversi tipi di lavorazione del velluto, le nostre dita accarezzano le forme di alcuni disegni geometrici. Attraverso il tatto, le sue parole trovano velocemente un senso.

Telaio del settecento Luigi Bevilacqua

Tessuti e collaborazioni

«Questo tessuto è stato commissionato dalla Basilica di San Paolo di Roma negli anni 30’ del secolo scorso. La Chiesa, un tempo era un importante committente.» Alberto inizia a raccontarci i tessuti uno per uno, trasportandoci con la mente in tanti luoghi diversi. Prima la Russia, poi la Germania, la Svezia, l’America: ci rendiamo conto che la tessitura Bevilacqua è qui, ma anche altrove allo stesso tempo.

«É affascinante come si faccia ritorno alla storia, ai vecchi disegni per reinterpretarli ma anche imitarli allo stesso tempo. Anni fa abbiamo contribuito al restauro del Cremlino di Mosca, creando del velluto soprarizzo su un telaio rimesso in funzione dopo mezzo secolo di inazione. »

Due anni fa invece, Bevilacqua realizza del velluto cremisi a mano per il palazzo reale di Dresda, impiegando tre telai per produrre niente meno che settecentoquaranta metri di tessuto. Ci sono voluti ventiquattro mesi per fornire un tessuto tale e quale a quello originale, andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Tra le commissioni più importanti, svolte dal 1950 ad oggi, Alberto ci racconta anche quello fatto per la Casa Bianca. Un velluto giallo su fondo avorio si trova oggi nella residenza più famosa al mondo ed è firmato Bevilacqua.

Il palazzo reale di Stoccolma, il transatlantico Conte di Savoia, la Basilica della Salute, il Teatro La Fenice di Venezia sono solo alcuni dei committenti più importanti dell’ultimo secolo.

Bevilacqua non decora solo edifici, chiese e dimore private. Tante sono anche le collaborazioni con il mondo della moda.

«Nel 1953, Roberta di Camerino decide di usare i tessuti Bevilacqua per la realizzazione della borsa Bagonghi, portata, tra le tante, anche dall’attrice Grace Kelly. » Non solo la stilista veneziana ma anche i geni creativi di alcune maison dell'alta moda hanno richiesto negli anni velluti tessuti a mano per realizzare diversi abiti e accessori. Dalle passerelle alle collezioni private, la moda sceglie Bevilacqua.

Seguiamo il flusso dei pensieri di Alberto, immaginandoci le tante storie. Siamo sorpresi e vogliamo sapere di più.

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